La pandemia in atto sta provocando danni economici inquantificabili ma, soprattutto, perdite di vite umane paragonabili ormai ai peggiori conflitti della storia. Al contempo, però, i nostri integerrimi funzionari dell’Agenzia delle Entrate continuano ad assurgersi a paladini della legge tributaria in un momento in cui la loro posizione sembra più somigliare a quella degli orchestrali del Titanic che – loro sì eroicamente – continuarono a suonare mentre il transatlantico affondava. Nostro malgrado, invece, duole constatare che nella risposta fornita il 24 novembre dalla Divisione Contribuenti dell’AdE di eroico c’è ben poco e di sgradevole davvero tanto. La risposta è stata sfavorevole, poichè ad oggi non esiste alcuna norma che consenta di sospendere le scadenze fiscali per i clienti degli studi (né per gli studi stessi) colpiti da covid-19, tema su cui l’UNGDCEC ha più volte sollecitato il Parlamento ad attivarsi.

Ma si va ben oltre un semplice diniego conseguenza di un legislatore sordo o inerte, poiché nella risposta in commento l’Agenzia delle Entrate dapprima rammenta l’esistenza di quella norma tanto spesso disattesa conosciuta come Statuto del contribuente e poi, richiamandone un passaggio, prosegue testualmente: <<Ad avviso della scrivente, ferme le valutazioni di ordine politico, la chiusura di uno studio professionale che svolge l’incarico di intermediario, per i motivi sopra richiamati, non sembra riconducibile ad una ipotesi di “causa di forza maggiore” oppure ad un “evento eccezionale ed imprevedibile” che legittima la sospensione ed il differimento degli obblighi fiscali e tributari riferibili ad un soggetto terzo estraneo al provvedimento sanitario>>.

Sostenere che per i contribuenti assistiti da uno studio professionale il cui titolare ed i collaboratori siano stati posti in “quarantena” non sussistano le condizioni di oggettiva “assoluta impossibilità” affinché i “contribuenti/clienti” non possano essi stessi porre in essere gli adempimenti di cui si chiede la sospensione (ma solo un eventuale difficoltà da valutarsi caso per caso), rappresenta l’ennesimo schiaffo alla categoria dei professionisti e degli autonomi che in questi mesi sono stati in trincea al fianco delle imprese e a garantire il gettito erariale allo Stato. Offesa aggravata dal fatto che l’AdE lascia intendere che, nel momento in cui quel professionista che è sempre stato al fianco del cliente dovesse fermarsi per una quarantena forzosa, non solo non verrebbe refuso da alcun ristoro o ammortizzatore sociale, ma correrebbe anche il rischio di perdere il cliente che, non potendo invocare la causa di forza maggiore, potrebbe rivolgersi ad altro professionista per assolvere l’adempimento di cui se ne chiede il rinvio.

La sintesi è che, siccome l’adempimento grava sul contribuente e non sullo studio, i termini non slittano perchè il contribuente può avvalersi di un altro studio che non sia in quarantena. Quindi, non solo il professionista deve preoccuparsi del fatto di essere in quarantena o di avere dipendenti e collaboratori in quarantena (e già ci stiamo dimenticando dei familiari in quarantena, di coloro che hanno figli piccoli la cui classe è comunque in quarantena, e così via), ma deve anche preoccuparsi di conservare un cliente che il Fisco invita ad andare altrove.

Tutto ciò non solo è frutto di un cinismo surreale oggi non più sopportabile ma, soprattutto, denota totale impreparazione in materia di tenuta delle scritture contabili e conseguenti adempimenti fiscali prefigurando che, in ipotesi di quarantena dei consulenti delle imprese interessate, siano esse stesse a provvedere all’adempimento. Tutto ciò non è possibile! Per l’utilità specifica del professionista ma anche per un sistema tributario altamente complesso che l’AdE stessa ha contribuito a creare.

E non conta nemmeno, sempre da parte dell’Ade, trincerarsi dietro l’attuale assetto normativo che impedirebbe di dare risposte diverse alla legittima richiesta delle imprese e dei professionisti sulla causa di forza maggiore. Il Covid in alcuni casi sta ampliando le distanze, ma in molte altre le sta invece azzerando. Oggi più che mai noi professionisti ci sentiamo vicini ai nostri clienti, così come la risposta fornita dalla “Divisione Contribuenti” (mai denominazione di un ufficio fu così appropriata) segna una distanza da imprese e professionisti pressoché incolmabile. Noi comunque non demordiamo, consapevoli del valore non vincolante di queste posizioni assunte dall’AdE e del primato di una cultura giuridica degna della storia di questo Paese e che, ove necessario, sarà fatta valere nelle sedi opportune. 

Tuttavia, non possiamo non sottolineare che l’urgenza delle risposte corrette ed in sintonia con il sistema produttivo del Paese è adesso e che le risposte tardive potrebbero non essere utili più a nessuno. Anche i professionisti stanno pagando il loro caro prezzo alla pandemia e per ciò meritano rispetto oltre che sostegno.

Roma, 25 novembre 2020

La Giunta UNGDCEC